martedì 29 dicembre 2009

sabato 26 dicembre 2009

martedì 22 dicembre 2009

La storia di una donazione: la collezione Riccardi ai giardini La Mortella di Ischia

Fino a una settimana fa la presenza di Aloe ai giardini La Mortella era, come dire, episodica. Sì, avevamo, come tutti i giardini del Sud, grandi ciuffi di Aloe arborescens spontaneizzati qui e là sulla collina. Nel corso degli anni erano state introdotte qualche Aloe vera e ferox, un paio di A. marlothii, di plicatilis, la bainesii, le princeps, le striata, qualche gracilis, e qualche altro acquisto occasionale, come le due polyphylla religiosamente tirate su da plantule da micropropagazione. Ma in tutto arrivavamo si e no ad una quindicina di specie.

Poi un giorno di settembre mi arriva una email da Carlo Riccardi, un appassionato collezionista di Lanuvio (Roma), che mi racconta con un po' di malinconia di essere costretto a dar via la propria collezione di Aloe, costruita in circa venti anni di ricerca, studio e passione, perché deve lasciare il giardino in cui le coltivava.

Naturalmente ho percepito subito l’ansia che si nascondeva dietro alle sue pacate parole, e nel candidare La Mortella come futura casa per la sua collezione ho cercato di tranquillizzarlo meglio che potevo: non solo le sue piante qui avrebbero trovato una cornice degna della loro bellezza, ma potevo garantire la sicurezza per il futuro, cure costanti, il riconoscimento anche pubblico del valore della collezione e infine… visite di controllo a vita assicurate per lui!

Non vi dico la gioia quando Carlo mi ha risposto che alla fine la sua scelta era caduta su di noi.

Così ci siamo messi d’accordo per un primo sopralluogo, che mi permettesse di organizzare il trapianto ed il viaggio delle piante.
Ai miei occhi attoniti, il giardino delle Aloe di Carlo quella mattina si è presentato così:


Circa 150 fra specie e varietà, disposte su una lunga aiuola ben protetta da un “tunnel” in polietilene, che riparasse le piante dalle occasionali gelate che possono verificarsi nella zona dei Castelli Romani.
Le vere chicche, le specialità preziose si sprecavano - ma questo sarà oggetto di post futuri.

In fondo, c'era una cornice, a chiusura, di una trentina di splendide Agave: Qualche settimana dopo, finalmente, il 9 ottobre, è iniziata la grande avventura. Con l’aiuto di Alessandro ed un suo amico giardiniere abbiamo spiantato TUTTE le Aloe e le Agave.
Alessandro & friend all’opera: Le piante sono state caricate a radice nuda o in mastelli sul furgone:

La mattina dopo già alle 6 erano sul traghetto per Ischia e meno di 24 ore dopo essere state tirate fuori dalla terra erano ricoverate in tagliole e mastelli con le radici protette dal lapillo.

Adesso abbiamo finalmente iniziato a piantare:

Ma solo una frazione della collezione è stata piantata! Dobbiamo ancora identificare la posizione migliore per le specie più delicate, quelle Somale ed Eritree – posizione che oltre a fornire loro le condizioni ottimali di crescita - drenaggio, temperatura, ed insolazione renda anche possibile ai visitatori appassionati di goderne lo spettacolo d’insieme, pur potendone cogliere anche i particolari e le differenze.

Dobbiamo preparare i cartelli con i nomi, ed inserire nel catalogo generale tutte queste novità, e devo dire che Carlo si è rivelato impagabile anche in questo, ci ha fornito una documentazione perfetta.

E’ una bellissima avventura, per la quale non saremo mai abbastanza grati a Carlo e a sua moglie. Privarsi di piante così amate, così a lungo accudite, può essere una cosa dolorosa, e sicuramente è stato difficile. Ma la scelta che hanno fatto, generosa ed altruista, renderà possibile a molti godere del frutto della loro passione. Hanno aperto un nuovo orizzonte a migliaia di persone (letteralmente: ogni anno abbiamo una media di 65.000 visitatori) ed hanno voluto dare alle proprie piante le migliori condizioni possibili per vivere nel tempo, avviando una nuova tappa nella storia della propria collezione, che speriamo in futuro di ampliare ulteriormente.

Ci sarebbe ancora molto da aggiungere, e in futuro parleremo spesso di queste Aloe, ma adesso mi preme soprattutto dire solo una cosa, che mi viene proprio dal cuore:
Grazie Carlo.
Fonte:

giovedì 26 novembre 2009

venerdì 20 novembre 2009

Gli "abitanti" dei cactus del deserto americano

Il Deserto di Sonora, chiamato anche Deserto di Gila (in riferimento al fiume Gila) è un deserto situato nel Nord America, che attraversa parte del confine tra Stati Uniti e Messico, interessando una vasta zona che comprende due terzi dell'Arizona, la California sudorientale e la regione messicana del Sonora. È uno dei deserti più estesi e più caldi del Nord America, con un'area di circa 311.000 km², ed è caratterizzato da una notevole varietà di animali, principalmente rettili, ma anche uccelli. Le piante sono, in genere, capaci di notevolissima resistenza al calore ed alla siccità, oltre che alle escursioni termiche. Alcune di queste, come il cactus Saguaro (Carnegieia gigantea), sono uniche e peculiari di quel territorio. Alcuni uccelli molto specializzati vivono nel Deserto di Sonora, ed un ruolo importante fra di essi è ricoperto dal Picchio del Gila (Melanerpes uropygialis) che è in grado di scavare nidi all'interno dei "tronchi" dei cactus Saguaro.

I nidi abbandonati dal Picchio possono venire occupati da altre specie, come il piccolo gufo chiamato Elfo dei cactus (Micrathene whitney)

Anche l'Assiolo di Kennicott (Otus kennicottii) occupa i fori nel Saguaro

Oltre alle specie native, anche uccelli di provenienza "straniera" hanno imparato ad usare i fori nei cactus. Dall'Africa il pappagallino Inseparabile facciarosa (Agapornis roseicollis)
Dall'Europa il Passero (Passer domesticus)

Lo Scricciolo dei cactus (Campylorhynchus brunneicapillus) invece il nido se lo costruisce lui fra i rami del Saguaro.

Infine, anche l'Auriparo (Auriparus flaviceps) ama rifugiarsi fa le spine dei cactus:

giovedì 19 novembre 2009

Raccoglitrici di cocciniglie ad Oaxaca


In questo dettaglio tratto da uno dei murales del Museo del Palacio nella città messicana di Oaxaca sono raffigurate due donne nell'atto di raccogliere le Cocciniglie del carminio (Dactylopius coccus), parassiti che vivono sulle pale delle opunzie. La donna davanti ha un copricapo ricavato da una mezza zucca, ed ha nella sua gerla un'olla di ceramica nera. Questi particolari permettono di collocare la scena presso San Bartolo Coyopetec, dove viene prodotto questo particolare tipo di ceramica, chiamato barro negro. Le Cocciniglie del carminio furono fra le cinque specie di animali addomesticate dalle antiche popolazioni del Messico. I piccoli insetti vengono tuttora essiccati e schiacciati fino a ridurli allo stato di polvere che viene poi mescolata ad acqua e succo di lime, ottenendo così un colorante utilizzato per tingere i tessuti ad Oaxaca. Questo pregiato colorante naturale è appunto il carminio, noto anche come rosso cocciniglia o semplicemente cocciniglia.

Un bel vaso per l'opunzia


Piccolo cactus rosso


L'angolo colorato delle piante grasse




Una statua nel giardino ?

Life As a Cactus